Attenzione ai costi fissi: ecco le spese che puoi ridurre per aumentare i profitti

Potremmo affermare che praticamente tutte le attività che sono effettuate dall’uomo sia in ambito lavorativo che familiare, presentano dei costi fissi e dei costi variabili. Basti pensare ad un ufficio: per poterlo mandare avanti è necessario pagare le utenze, acquistare il materiale apposito, sostenere le spese di un eventuale affitto e così via.

Cambiando contesto, anche un nucleo familiare dovrà sostenere dei costi. Ad esempio, quelli relativi all’abitazione, alle utenze, ai prodotti alimentari e di altra natura. Ognuno di noi, quindi, per vari motivi, deve fare i conti con dei costi che possono essere fissi, a cadenza regolare, oppure variabili, a seconda dei casi.

Differenze tra costo fisso e variabile

Innanzitutto, definiamo in termini tecnici cosa si intende per costo fisso e quali sono le principali differenze tra costi fissi e costi variabili. Il costo fisso è un onere da sostenere che presenta un valore costante nel tempo e non è, quindi, sottoposto ad alcuna variazione in funzione della quantità prodotta o usufruita. Anche il tempo non incide in alcun modo sui costi fissi.

Al contrario, i costi variabili rappresentano delle spese da sostenere che presentano una variazione in termini di valore in base al volume di beni o servizi che sono prodotti o di cui si è usufruito. I costi variabili, in altre parole, sono direttamente proporzionali al volume di produzione. Questa è la principale caratteristica che permette di distinguere tra costi fissi e costi variabili.

Esempi di costi fissi

Quando si parla di costi fissi, è più semplice capire cosa indicano facendo alcuni esempi pratici, invece di darne la definizione tecnica. In effetti, sia per quanto riguarda le attività produttive e aziendali, sia per quanto riguarda l’ambito familiare, ognuno di noi ha avuto, almeno una volta nella vita, a che fare con costi fissi e variabili. Ecco quindi alcuni esempi di costo fisso.

  • canone d’affitto
  • quota da destinare a professionisti (commercialista, avvocato ecc.)
  • abbonamenti a piattaforme digitali

Adesso è tutto più chiaro, vero? Prendiamo per esempio un abbonamento stanziato su una piattaforma digitale che fornisce contenuti di intrattenimento come film o serie tv. L’utente pagherà una quota mensile fissa, o costo fisso, a prescindere la volume di film o serie tv guardate durante l’arco dei 30 giorni.

In conclusione, la differenza principale tra costi fissi e costi variabili risiede nel fatto che i costi fissi sono oneri che non dipendono dal volume di produzione. Quella dei costi fissi e variabili è una tematica comune a numerosissime attività quotidiane. Infatti, alcuni esempi di costo fisso sono rappresentati da canoni d’affitto, parcelle per i professionisti del settore e abbonamenti a varie piattoforme o servizi.

Lascia un commento