Quando si decide di dedicare parte del proprio tempo agli investimenti, è doveroso fare attenzione a quale campo viene toccato. Ci vuole una certa esperienza per riuscire a far fruttare una buona quantità dei denaro. Soprattutto se l’obiettivo è quello di guadagnare un po’ di soldi a lungo termine. E non è così semplice farcela se, parte di questo introito, è generato da un periodo quasi fortunato.
Ma c’è chi si dimentica di fare attenzione ai propri investimenti. Un esempio sono i buoni fruttiferi postali, che cambiano la loro natura al momento della scadenza. Molte persone non sanno ciò che succede quando scadono, e può essere un problema se non ci si informa. Cerchiamo di capire insieme come funzionano e che cosa fare se la data di scadenza è già arrivata.
Struttura dei buoni fruttiferi postali
I buoni fruttiferi postali sono degli investimenti a cui ha accesso ogni cittadino italiano. Considerati come un risparmio postale vero e proprio, permettono di generare una piccola rendita passiva conservando il denaro. Possono essere presentati sia in formato cartaceo che in forma di dematerializzata, ossia come registrazione contabili di un credito in favore di chi li investe.
A seconda del tipo di investimento che si vuole fare, è necessario valutare quale delle due scegliere. Così facendo si possono ottenere degli introiti differenti, che possono essere più o meno grandi. In questo caso è compito dell’investitore informarsi sul periodo, indispensabile per far fruttare i propri titoli e guadagnare passivamente. Ma che cosa succede quando scadono?
Le conseguenze della scadenza
Innanzitutto bisogna fare una precisazione. La data di scadenza, in questo caso, è un periodo dove il titolo smette di produrre passivamente, nel senso che non è più idoneo a farlo. Oltre quella data, che è sempre riportata nel retro del foglio o al suo interno, il buono fruttifero postale non sarà più d’aiuto per la rendita passiva. Le durate attuali sono:
- Serie A1: Tutti i buoni di questo genere durano 20 anni
- Serie AA1: Tutti i buoni di questo genere durano pochi anni
Se gli incassi non vengono ritirati, e quindi rimangono all’interno del sistema, il titolare li perde per sempre. Significa che il buono fruttifero postale potrebbe cadere in prescrizione, e con esso i soldi contenuti al suo interno. Quindi se da un lato non c’è una vera e propria conseguenza negativa, dall’altro si rischia di perdere la propria rendita passiva.
Ma allora, come è possibile risolvere il problema? Recandosi nell’ufficio postale più vicino, si può pensare di rinnovarlo per continuare a far fruttare la rendita. Altrimenti si ritira il denaro incassato e si lascia perdere. L’importante è che non rimangano inabili, così da non perdere nemmeno un centesimo di ciò che è stato generato nel corso degli anni.