È argento, è notte, è fuoco.
È tutto stupore nelle notti della Festa a Catania.
La festa di S. Agata è una tradizione antica, arcaica, vissuta collettivamente, capace di far incontrare, far conoscere, far pacificare.
Una folla incontenibile si riversa lungo il percorso: le strade della città sono stipate come in un sacro carnevale.
Sacro come sacra può essere la luce, la fine dell’inverno, il risveglio della natura.
Sacro come il diritto del popolo ad essere libero.
Il suo fascino proviene da un mondo nascosto nell’anima più segreta di ognuno e non a caso ciò che la rende davvero speciale è la gente che non si stanca, la gente che non si affanna, la gente che non si distrae e resta lì, presente, nella lunga notte.
La processione comincia nel pomeriggio e si conclude a mattina inoltrata percorrendo la città fin nelle sue zone più antiche e remote.
Un solo grido accompagna la festa rivolgendosi ai cittadini: Tutti devoti tutti, cittadini!
Un grido che non tace mai. Per ore ed ore, fino a perdere anche l’ultimo filo di voce, la gente, il popolo, i cittadini continuano a rispondere all’incitamento gridando: Viva S. Aita!.
È argento: la vara, il carro che porta le reliquie è tutto d’argento coperto di garofani bianchi. S. Agata, dalla sua sommità guarda attenta, attonita col suo volto di bambina e la corona tempestata di grandi gioielli preziosi.
Mentre passa trainato dai devoti che tirano il cordone la gente vi pone sopra offerte, voti, candele.
È notte: le piazze e le strade sono illuminate a festa; i grandi archi delle luminarie ricamano di luce l’ingresso a Via Etnea dove, fra le bancarelle, la carne cotta alla brace, i dolci della Santa e lo zucchero filato i devoti stanchi si radunano per mangiare in attesa che il fercolo arrivi.
È fuoco: l’offerta della cera. Soprattutto candele, gialle come i limoni della Sicilia le candele di S. Agata sono il simbolo della luce.
La cera si scioglie lungo le strade ed i vicoli, impasta l’asfalto, la polvere, i lastroni, le scarpe della folla.
Si scivola, si cade, viene sparsa la segatura.
Le fiammelle gocciolano rivoli di denso liquido giallo, sembra oro mentre brilla nell’ondeggiare degli stoppini… gocciolano fra le mani della gente, gocciolano dalle spalle dei portatori.
I devoti portano ceri immensi, tanto grandi che, a volte, non li riescono ad abbracciare. È così che sciolgono il voto. Per grazia ricevuta, portano i ceri pesanti sulle loro spalle per tutta la festa di S. Agata.
In quel personalissimo luogo sacro, in quel luogo sospeso in cui l’anima ritrova il suo alfabeto espressivo di fede, luce e stupore.
Credits: Foto di Leandro Neumann Ciuffo